L'Ariòsa, allegoria dell'amore

In quest'ultimo Carnevale una dozzina di giovani è entrata per la prima volta a far parte della compagnia dei ballerini. Questi ragazzi, oltre ad aumentare il numero del gruppo, hanno contribuito con il loro entusiasmo e la loro energia a rendere ancora più belle le danze. Il lunedì sera ottantotto ballerini hanno danzato una splendida Ariòsa sul piazzale antistante la parrocchiale e il martedì, al Maggiolino, erano addirittura novanta. Una chiusura perfetta del Carnevale.



Ma qual è il significato dell'Ariosa?

È importante una premessa: la compagnia di Carnevale è formata dai balarì, dal capo balarì, dai sonadùr e dal paiàsso.
Il gruppo dei balarì, costituito esclusivamente da uomini, è composto da numerose coppie di soci, la coppia raffigura un uomo, óm, e una donna, la fómla.
Fino alla fine del 1800 i costumi si differenziavano: l'uomo indossava vestiti maschili, el zuàvo e il suo socio indossava un abito da femmina, l'abitì. Anticamente in ogni fila si alternava un ballerino che raffigurava l'uomo a quello che rappresentava la donna, quindi la fila appariva composta da óm e fómle alternati tra loro in modo che accanto a ogni uomo ci fossero solo donne e viceversa. La fila di fronte era sfalsata in modo che ogni uomo avesse di fronte la sua donna.
Naturalmente i due soci potevano cambiare veste durante uno stesso carnevale e rappresentare il maschio il lunedì e la femmina il martedì. La coppia di soci è generalmente stabile e dura per anni, a volte anche per tutta la vita. La differenza tra óm e fómla adesso non si vede perché i ballerini sono vestiti tutti uguali con un abito maschile.
Il capo dei balarì dirige la compagnia, comunica le tappe del percorso per le strade del paese, provvede a dare le disposizioni e i comandi per il ballo e controlla lo svolgimento delle danze. I sonadùr eseguono di volta in volta i brani commissionati dal capo. Il paiàsso controlla che nessuno disturbi, tiene ordine attorno alla Compagnia e all'occorrenza, conoscendo tutte le danze, potrebbe disporre i ballerini per il ballo.



I balli

Ci sono due tipi di ballo che si differenziano in base alla formazione che i ballerini assumono nello spazio iniziale.
Il primo gruppo di balli, il più numeroso, è quello in cui le due file di ballerini si fronteggiano. Durante queste danze i ballerini possono avere due diversi ruoli attribuiti dal capo ballerino all'inizio di ogni ballo.
Il ruolo di Capo: ruolo attivo importante e faticoso perché dovrà danzare per tutta la durata del ballo e ruolo di Fegüre: che hanno un ruolo passivo e ballano solo quando i Capi le vanno a prendere.
Nei vari balli in fila i soci (la coppia di óm e fómla) si fronteggiano sempre e possono avere il ruolo di Capo o di Fegüra di volta in volta assegnato dal capo ballerino.
Il secondo tipo di ballo è quello del I' Ariòsa che è l'unico ballo dove i ballerini si dispongono in cerchio. In questo caso i ballerini che compongono la coppia stanno uno accanto all'altro e il cerchio è composto da una sequenza di óm e fómle alternati tra loro.
Dell' Ariòsa è stato detto e scritto che trae origine dalle danze armate e che il suo nome deriva dalla rosa poiché il cerchio formato dai ballerini richiama appunto la forma di questo fiore.



Marcello Buccio Bariochèt

Il suonatore di violino Marcello Buccio Bariochèt , nato il 6 giugno 1912 a Bagolino e morto a Ponte Caffaro il 22 febbraio 1978, me ne parlava invece come di un ballo d'amore e di corteggiamento e, quando ero da lui per imparare a suonare, tra una Sonàda e una Monfrìna,mi spiegava il suo significato.



come si svolge

Ma vediamo come si svolge la danza dell'Ariòsa e qual è il significato del ballo secondo il racconto del suonatore Marcello Buccio.
All'inizio del ballo i ballerini si mettono in cerchio e ognuno sta accanto al proprio socio, tutte le coppie unite si tengono per mano e, con le braccia alte e distese, chiudono il cerchio in mezzo al quale stanno i suonatori, il capo ballerino e il paiàsso.
Le due braccia distese consentivano di stabilire la distanza ottimale tra i ballerini per dare spazio al ballo processionale durante il giro dei Capi. Oggi che i ballerini sono tanti si sta ad una distanza più ridotta.
Il capo ballerino procede alla conta e assegna a ognuno la parte di Capo e di Fegüra. A differenza di tutti gli altri balli dove i Capi sono composti dalla coppia uomo/donna, nell'Ariòsa essi sono tutti uomini (óm) per i primi due giri, mentre nel terzo giro sono tutte donne (fómle).
I soci decidono al momento della conta chi farà l'uomo o la donna e per questo a volte, prima dell'inizio, cambiano di posto tra di loro nel cerchio. Terminata quest'operazione, a un cenno del capo ballerino, la musica inizia e tutta la Compagnia danza in cerchio, tenendosi per mano, prima verso destra, in senso antiorario, poi verso sinistra, in senso orario.
Al comando di "Avanti i óm" le donne si fermano al loro posto e gli uomini iniziano il loro primo giro di danza; essi avanzano processionalmente verso destra con chiari gesti di corteggiamento e fanno una sola giravolta a braccetto, in mèza manìna, con le donne che incontrano durante il giro. Gli uomini non ballano con tutte quelle che incontrano ma ne scavalcano una ogni volta. Alla fine del primo giro, gli uomini hanno ballato con metà delle donne senza aver trovato quella giusta, la femmina della propria coppia.
Marcello mi diceva che il momento processionale rappresenta il corteggiamento della donna e la giravolta invece (mèza manìna), ha il significato di far l'amore (smorosà), cioè di conoscersi e amoreggiare secondo il linguaggio antico, non di accoppiarsi come potremmo pensare oggi.
Dopo questo primo giro, il capo ballerino comanda "Capo i óm"; i suonatori ripetono la melodia iniziale, gli uomini (óm) vanno all'interno del cerchio ed eseguono la balàda, ovvero il ballo staccato individuale che rappresenta il momento di libertà e divertimento, le donne aspettano al proprio posto nel cerchio. Finita la balàda, gli uomini ritornano al proprio posto nel cerchio, il capo comanda per la seconda volta "Avanti i óm" e gli uomini partono per il secondo giro danzando con le donne della prima volta.
Alla fine del secondo giro il capo ballerino ribalta le regole e grida "Capo le fómle" (Capo le donne); da questo momento non saranno più gli uomini a guidare il ballo ma le donne, che entreranno nel cerchio per eseguire la balàda liberatoria e poi, dopo l'ordine "Avanti le fómle", inizieranno la loro danza processionale per trovare il loro uomo danzando con la metà degli uomini con i quali non avevano ballato durante i due giri precedenti.
All'ultima battuta di questo terzo giro, troveranno finalmente il loro uomo,il proprio socio, e balleranno per la prima e unica volta con lui.
Alla fine di questo giro ogni uomo avrà ballato con tutte le donne e ogni donna con tutti i maschi.
Questo è il culmine del ballo, i soci si sono ritrovati e tutte le coppie si sono finalmente formate.



Condizioni

Perché tutto ciò si realizzi, il numero di coppie deve essere pari e, infatti, fino agli anni Novanta, l'Ariòsa era ballata solamente se le coppie erano pari. In questi ultimi anni, invece, viene ballata anche quando le coppie sono dispari perché nessuna coppia di ballerini rinuncerebbe al ballo finale. Quando però le coppie sono dispari ogni uomo danza solo con la metà delle donne e la donna con la metà degli uomini.



Chiusura

A questo punto il capo chiude l'Ariòsa gridando "A dàs la mà" (datevi la mano), e tutti i ballerini ricompongono il cerchio sul motivo musicale iniziale, per danzare ancora in maniera ordinata avanti e indietro.
Al comando finale Capi töcc (capi tutti) oppure Ognaü co' la sò (ognuno con la sua donna) la coppia riunita completa l'Ariòsa ballando l'ultima battuta come vuole: in manina, in balàda o in pulcra (abbracciati), senza nessun vincolo perché uomo e donna che si sono trovati dopo aver tanto cercato, possono fare quello che vogliono.
Questo momento finale è di grande intensità emotiva e di gioia per tutta la compagnia.



Conclusioni

La durata dell'Ariòsa dipende esclusivamente dal numero delle coppie di ballerini.
La conta dei capi è indispensabile per far riunire i due soci della coppia solo nell'ultima battuta.
Il significato di questo ballo rimane solo se i ballerini si attengono alle regole rispettando la coreografia del corteggiamento mentre avanzano e amoreggiando in mèza manìna durante la giravolta in coppia evitando salti, segnàcole e pulcre.
L'Ariòsa, venne introdotta con queste regole dal capo Gaetano Salvini e da me attorno al 1995 e da allora è la danza che chiude le due giornate di ballo per le strade del paese.
I ballerini, il capo e i suonatori sentono molto la tensione dell'ultima esecuzione perché questo è un ballo che nella sua apparente semplicità presenta alcune difficoltà: la conta iniziale che è fondamentale per la riuscita del ballo, l'indispensabile sincronismo con i suonatori, la maschera che limita la visuale, le distrazioni, il vino bevuto durante la giornata, il buio, la paura di sbagliare e l'emozione per la festa che finisce.
Quando però i ballerini sentono che tutto fila liscio, dalla Compagnia partono i primi versi che pian piano aumentano di volume fino a diventare una sorta di profondo rumore che si trasforma in un grido liberatorio finale.
È in questo momento che si capisce quanto l'Ariòsa sia un ballo magico.